Quel fastidioso suono chiamato acufene
“Tutta la vita, con quest’orribile rumore”. È quanto affermano, come Lucio Dalla in una sua nota canzone, i pazienti affetti da acufene, o tinniti, un fenomeno uditivo che, per certi versi, rappresenta ancora un enigma per i ricercatori.
In Italia, gli affetti dal disturbo sono più di un milione, ossia circa il 20% della popolazione di ogni età, con una frequenza maggiore tra i 40 ed i 60 anni. L’acufene colpisce la maggior misura i soggetti di sesso maschile, rispetto alle donne.
Il tema è stato discusso a Palermo, al convegno “Oltre la percezione uditiva: gli acufeni tra udire, sentire e ascoltare”, organizzato dal dottor Aldo Messina, direttore dell’universita di Audiologia del Policlinico Universitario di Palermo e dal Professor Gianfranco Cupido, associato otorinolaringoiatra. Allo stato attuale, il problema può essere affrontato da specialisti in un lavoro d’equipe, che coinvolge non solo gli otoriatri ma odontostomatologi, neurologi, fisiatri e fisioterapisti, geriatri, psicologi, audiometristi ed audioprotesisti. In alcuni casi sono d’ausilio psichiatri e logopedisti.
Con il termine acufene si definisce il sintomo, riferibile a un disturbo che è doveroso cercare di accertare, che determina la percezione, per almeno 5 minuti più di una volta a settimana, di un suono, pur in assenza di una sorgente sonora esterna. La definizione evita di includere tra i tinniti i cosiddetti “somatatosound” (suoni del corpo come le pulsazioni vascolari), nonché i brevi e occasionali fischi alle orecchie che, più o meno tutti avvertiamo saltuariamente.
Pur essendo un suono irrilevante dal punto di vista dell’informazione, l’acufene non viene “filtrato” dai meccanismi che di norma impediscono a stimoli sensoriali poco significativi di raggiungere lo stato cosciente e quindi essere percepiti.
“Una teoria, molto accreditata – ha affermato la professoressa, Brigida Fierro – direttrice dell’unità di neurologia del Policlinico di Palermo, fa ritenere che questo accada perché l’acufene non segue la via sensitiva uditiva, ma quella del dolore cronico che non è un segnale d’allarme come il dolore acuto, ma rappresenta una vera e propria condiziona patologica”.
Non essendo l’acufene una malattia ma un sintomo, si sono evidenziate molte possibili cause alla sua origine e non sempre di pertinenza otoneurologica.
Al convegno, non protendosi affrontare tutte le possibilità eziologiche si è dato preliminarmente risalto a quelle meno note come le alterazioni del deflusso venoso, le sindromi ostruttive del sonno, i conflitti neuro vascolari, e una particolare condizione anatomica che determina un eccessivo allungamento dell’osso temporale, il processo stiloideo.
“Dal 2014, l’American Academy of Otolaryngology-Head and Neck Surgery ha redatto delle linee guida, utili per gli specialisti, per affrontare il problema” ha ricordato il dottor Aldo Messina.
“Gli studi in esser riportati – ha continuato Messina – ritengono inutile, nei casi di acufene persistente e fastidioso, l’impiego di antidepressivi, anticonvulsionanti, ansiolitic, farmaci intratimpanici, ginkgo biloba, melatonina, zinco, stimolazione magnetica transcranica e agopuntura.
Altrettanto discutibile è il ricorso diagnostico a Risonanza Magnetica se non nei casi di acufene monolaterale o pulsante o di perdita di udito asimmetrica”.
“Pochi immaginano – ha affermato il professor Gianfranco Cupido, docente di otorinolaringoiatria – che anche il reflusso gastro esofageo o, più esattamente, quello faringo laringeo, determinando un’aumentata produzione di pepsina anche nella zona prossima alla tuba di Eustachio, il canale congiunge all’orecchio medio alle alte vie respiratorie, può causare produzione di catarro tubarico e, pertanto, ovattamento auricolare ed acufeni”,
Tra i relatori l’ingegner Luca Del Bo, ingegnere biomedico ed audioprotesista, responsabile della tinitus clini ci Milano.” La Tinnitus Reatrining Terapy o T.R.T. – ha affermato l’ingegnere – consente di ridurre, nell’arco di pochi mesi, il fastidioso ospite uditivo”. “Il centro della terapia – ha detto Del Bo – è un counseling di tipo medico e non psicologico, associato ad una terapia sonora e, ove necessario, audio protesica, il cui scopo è, in definitiva. Quello di riclassificare come neutra l’informazione acustica dell’acufene sì da renderlo poco influente dal punto di vista emozionale, cosicché il segnale aberrante sia filtrato e non più percepito”. Stessa finalità, per vie diverse, si prefigge di raggiungere la metodica del neuro feedback dinamico non lineare, presentata a Palermo dal dottore Francesco Lanza.
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