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Disturbi e malattie

Orecchie tappate in aereo: perché accade e cosa fare

Avere le orecchie tappate in aereo, soprattutto in fase di decollo ed atterraggio, rappresenta una circostanza piuttosto comune. In questi casi si parla di barotrauma e deriva da uno sbalzo di pressione: ce ne parla il prof. Giancarlo Cupido.
Foto Mancante
Dott. Gianfranco Cupido 05/05/2016 13:03
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Una delle esperienze più ricorrenti tra chi viaggia in aereo è la sensazione di avere le orecchie tappate. Questa condizione si definisce barotrauma: si tratta di una lesione ai tessuti provocata da un'alterazione dell'equilibrio fra la pressione dell’aria contenuta in una specifica cavità dell'orecchio e la pressione dell’ambiente circostante. Può manifestarsi ogni qualvolta il corpo si muove in direzione o da un ambiente con una pressione atmosferica più elevata.


Al contrario dei tessuti, l'aria è comprimibile: ciò comporta che all'aumentare della pressione esterna, l’aria contenuta nei tessuti offre una minore resistenza alla pressione. Viceversa, al diminuire della pressione esterna, l’aria contenuta nel corpo umano tende a espandersi. Danneggiando, se non si rispettano i tempi e i modi di espulsione, i tessuti nei quali è contenuta.


L’interazione tra volume di uno spazio aereo e la pressione ambientale è definita dalla legge di Boyle che correla volume, pressione e temperatura di un gas ideale. E ci fa comprendere l’importanza del “compenso” per evitare fenomeni di compressione.


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Perché le orecchie si tappano in aereo?


Il barotrauma dell’orecchio è il problema più comune sugli aerei ed è legato a una rapida e violenta variazione di pressione del mezzo ambiente (aria o liquido) applicata alla membrana timpanica non compensata dall’apertura della tuba di Eustachio, producendo una differenza di pressione tra i gas contenuti nell’orecchio medio e nell’orecchio esterno.


La tuba è un condotto che collega l’orecchio medio con il rinofaringe, e permette il ricambio di aria compensando la pressione tra l’esterno e l’orecchio medio (cassa timpanica). Questa importante sezione dell'orecchio consente il corretto deflusso del muco normalmente presente sulla mucosa tubarica, evita il passaggio di agenti patogeni della faringe, impedisce ai normali rumori del corpo (respiro, voce, battiti del cuore, deglutizione, scrosci articolari) di andare a battere direttamente sul timpano.


Nell’adulto è un condotto lungo circa 35/ 45 mm e si divide in una parte ossea e in una fibro-cartilagea. Nel bambino la tuba è, rispetto al soggetto adulto, più corta e di diametro inferiore.


Questa condizione anatomica predispone a un maggiore coinvolgimento in tutti i processi infiammatori che iniziano dal naso o dal rinofaringe e si dirigono verso la cassa timpanica, provocando maggiore difficoltà di drenaggio dell’effusione.


La tuba di Eustachio, infatti, in condizioni di normalità, permette il ricambio dell’aria mantenendo entro limiti normali il contenuto aereo nella cassa del timpano e nelle cavità che in essa si aprono: in tal modo viene ad essere eguagliata la pressione nei due versanti della membrana timpanica, assicurando la condizione ottimale per la sua vibrazione e per i movimenti ossiculari. Le funzioni principali della tuba sono, quindi, quella aerodinamica di protezione dell’orecchio medio e di drenaggio delle secrezioni della cassa del timpano.


In condizioni normali, l’ossigeno e l’azoto presenti nell’aria contenuta nella cassa timpanica sono progressivamente riassorbite dalla mucosa dell’orecchio medio, ciò determinerebbe una riduzione graduale dei valori pressori all’interno della cassa.


A riposo la porzione cartilaginea della tuba è collabita, per impedire che durante gli atti espiratori si abbia un costante movimento di aria sulla cassa del timpano.

L’apertura periodica della tuba (masticazione, deglutizione, sbadiglio) permette di ripristinare la pressione di aria nella cassa e riequilibra l’eventuale differenza di pressione che si crea tra cassa e rinofaringe in seguito a modificazioni atmosferiche.


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Quali organi possono subire danni da barotrauma?


Gli organi che possono subire danni da barotrauma sono:


  • Orecchio medio
  • Seni paranasali
  • Occhi
  • Denti
  • Polmoni


Qualunque causa, quindi, che ostruisca la tuba di Eustachio, può provocare un barotrauma all’orecchio (allergie, raffreddori, flogosi acute).

Per tali caratteristiche anatomiche descritte, i neonati e i bambini sono maggiormente predisposti e spesso il pianto dei piccoli non è legato alla paura del volo, ma all’effetto del barotrauma auricolare.

Il disturbo può attenuarsi spontaneamente anche col solo sbadiglio o con i movimenti di masticazione e deglutizione o eseguendo esercizi respiratori. Se perdura può complicarsi in otite media anche con rottura del timpano, otalgia intensa, febbre, sordità, capogiri, sanguinamento del naso e dell’orecchio.


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Manovre per stappare le orecchie


Per tentare di risolvere i disturbi iniziali da barotrauma sull’aereo è consigliabile non dormire durante la discesa, prendere delle caramelle ed eseguire una delle seguenti manovre di bilanciamento della pressione:


  1. manovra di EDMONDS: sporgere la mandibola in avanti e farla scivolare e contorcere avanti ed indietro, da un lato e all’altro.
  2. manovra di VALSALVA: (da praticare con cautela) eseguire un respiro profondo e trattenere l’aria, chiudere la bocca e stringere le narici. Soffiare l’aria attraverso le narici chiuse.
  3. manovra di TOYNBEE: chiudere le narici, bere un sorso di acqua e deglutire (manovra di compensazione forzata attraverso la deglutizione).
  4. manovra di LOWERY: deglutizione col naso chiuso.

Inoltre si può acquistare in farmacia un palloncino (OTOVENT) che si fa gonfiare con una narice.


Per aiutare a ridurre la congestione si possono appoggiare panni caldi sull’orecchio esterno. Per ridurre l’ostruzione tubarica è inoltre consigliabile l’uso di decongestionanti nasali, non abusandone per evitare effetti collaterali (ipertensione, tachicardia, etc.), e di antistaminici.


Se il disturbo dovesse persistere e aumentare è necessaria una consulenza specialistica otorinolaringoiatrica.