4 cose che ti potrebbero tornare utili per il tuo problema di udito
Ormai sono 15 anni che faccio questo lavoro, e lungo questo percorso mi è capitato di conoscere diverse persone. Spesso sono entrato in empatia con loro, che devono convivere ogni giorno con il problema di udito.
In molti mi raccontano che si sono sì accorti di avere un calo di udito, ma di non aver agito subito. O in pochi veramente l’hanno fatto. Altri mi hanno raccontato di aver provato vergogna, mentre in molti non se ne vergognano affatto, ma anzi, sfoggiano il loro apparecchio con orgoglio.
È gratificante sapere di essere riuscito ad aiutare concretamente queste persone, e che gli apparecchi acustici abbiano fornito loro giornalmente il giusto supporto. Gli apparecchi acustici non sono perfetti, perché la perfezione, diciamocelo, non esiste in nessun ambito.
Le sfide che la perdita di udito comporta sono continue, ed ho imparato molto dalle esperienze delle persone che seguo come audioprotesista. Le ho riassunte in 4 punti fondamentali che ho il piacere di condividere con te.
11. Sentiamo e capiamo con il cervello, non con le orecchie
Mi spiego meglio: le orecchie sono come un imbuto dove i suoni vengono raccolti per poi essere trasmessi al cervello. Qui vengono decifrati e compresi. Per questo, in chi soffre di una perdita di udito, questa trasmissione viene compromessa. I suoni non arrivano chiari e nitidi al cervello, che non è in grado di decifrare correttamente il messaggio (cioè la parola nella conversazione). Purtroppo questo aumenta, come puoi ben immaginare, il rischio ad un declino cognitivo, la memoria si fa sempre più sottile.
Inizia a pensare al tuo sistema uditivo come un sistema molto complesso, cui va data particolare attenzione. Se ci senti di meno, non è sufficiente “alzare il volume”. Il nostro cervello ha bisogno di rimanere sempre “in allenamento” altrimenti piano piano farà sempre più fatica a decifrare il messaggio, anche se utilizzeremo volumi più alti grazie agli apparecchi acustici. La tempestività nell’intervenire gioca un ruolo chiave per risolvere questo problema e allo stesso tempo, paradossalmente, è il problema più ampio per tutti gli ipoacusici in Italia.
22. Non sei solo e non sei sordo!
Capire cosa prova una persona con un problema di udito non è facile, finché non ti capita. Anche un tappo di cerume o un’infezione può farti capire cosa vuol dire convivere con una perdita di udito, anche se lieve. Circondati di persone che ti supportano e che capiscono il tuo problema. E se un tuo caro ha un problema di udito supportalo scandendo bene le parole e parlando guardandolo direttamente (non di spalle o da un’altra stanza).
Scrivo spesso “non sei sordo!” in maniera provocatoria, non voglio offendere nessuno ovviamente e non è mia intenzione scherzare sui problemi di udito. Utilizzo però queste parole specifiche perché in Italia la parola “sordo” è accostata a aggettivi spesso negativi. Quante volte ti è capitato di dire a qualcuno, che magari non ti stava ascoltando “oh, ma sei sordo?” ? Spesso lo facciamo senza pensarci, ma viene spesso utilizzata questa parola come sinonimo di “vecchio”/“tonto”. E ogni volta che parlo con dei miei pazienti, quando il nostro rapporto si consolida e si confidano con me, mi confermano che si sentono esattamente così.
Ecco, quello che io voglio dirti è questo:
Non sei vecchio/tonto! Hai “semplicemente” un problema di udito e può essere risolto affidandosi ai giusti professionisti (salvo sordità “complicate” dove l’apparecchio non dà alcun risultato).
Non lasciarti confondere dai pregiudizi culturali e sociali in cui viviamo.
33. Lasciarsi la vergogna alle spalle
Non essere timido! Ricordati che si nota di più la sordità che l’apparecchio acustico. La perdita d’udito non è un problema invisibile. Non cercare di nasconderlo, ma affrontalo. Fatti avanti e chiedi aiuto. Capisco non sia facile abbassare le difese e mostrarsi vulnerabile con persone che magari neanche conosci. Ma adottando questa strategia rimarrai sorpreso di quante persone in verità sono pronte a darti una mano, se tu gli dai la possibilità di farlo. Sii anche specifico nelle tue richieste in modo da ottenere il miglior risultato.
Posso assicurarti che i pazienti con i migliori risultati che seguo personalmente sono quelli che hanno “abbassato le difese”. Sono quelli che hanno iniziato a uscire allo scoperto e hanno smesso di nascondersi dietro ad un problema di udito cui è impossibile mascherare, anche se è “invisibile”. Vivendo la loro vita normalmente e dichiarando la loro ipoacusia nei momenti di difficoltà hanno trovato quasi sempre persone comprensive, disposte ad aiutarle, a capirle e a relazionarsi nel modo migliore.
Faccio un esempio molto semplice. Ci sono tanti pazienti che hanno un quadro audiologico per cui ottengono enormi risultati con gli apparecchi acustici ma, in certi ambienti molto rumorosi, continuano ad avere qualche difficoltà di comprensione. In queste situazione per poter avere una conversazione adeguata spesso basterebbe che l’interlocutore parli frontalmente e scandendo bene le parole.
Ma come fa a farlo l’interlocutore se nessuno glielo dice?
Chi lo fa alla fine passa una serata piacevole al ristorante, chi non lo fa rischia di passarla isolato e tra i suoi pensieri. Ecco, spesso è questa la differenza.
44. Gli apparecchi acustici da soli non bastano
Ormai è diventato il mio motto. Gli apparecchi acustici purtroppo non sono come gli occhiali che permettono di recuperare una visione normale. I suoni vengono amplificati dagli apparecchi, e per i modelli più recenti le ultime innovazioni tecnologiche sono riuscite ad apportare una nitidezza e chiarezza delle parole sconosciute prima. I rumori in sottofondo sono ancora un ostacolo, ma alcuni modelli e programmi riescono a sopperire a questo problema. Parliamoci chiaro: solo l’avanzare della tecnologia e la bravura dell’audioprotesista possono aiutarti a raggiungere un risultato ottimale. La tecnologia da sola NON può essere sufficiente, è solamente la base su cui iniziare il lavoro vero e proprio.
È importante trovare l’audioprotesista che sia in grado di capire almeno:
- Il tuo quadro audiologico
- Le tue esigenze acustiche
- Le tue abitudini acustiche
- Le tue capacità tecnologiche
- Le tue motivazioni
- Qual è il percorso di riabilitazione acustica da fare con te
Mi auguro che le lezioni che ho imparato durante i miei anni di questa professione possano esserti di aiuto. Sia per te che per un tuo caro che ha un problema di udito, ma che non sa ancora come affrontarlo.
La perdita di udito ti cambia la vita. Ma ricordati che sei tu direttamente responsabile di come vivere questa condizione: in modo negativo o in modo positivo. A te la scelta.