Potenziali evocati uditivi e patologia uditiva dei bambini
Potenziali Evocati Acustici. E’ questo il significato dell’acronimo P.E.A., un esame che viene oggi eseguito, quasi di routine, per i bambini anche prima dell’anno di vita.
E’ una metodica clinica audiologica che esamina i tempi e le modalità di trasmissione dell’informazione sonora in una specifica zona del sistema nervoso centrale:il tronco encefalo. Per questo i P.E.A. sono anche chiamati A.B.R. o Risposte Acustiche(evocate al) Brainstem che è il termine inglese che definisce il troncoencefalo.
Lo studio dei P.E.A.fornisce utili informazioni prioritariamente sulla funzionalità delle vie nervose uditive ed in secondo luogo sulla soglia uditiva, seppur esaminata non utilizzando come stimolo il tono puro, come nell’audiometria classica, ma il click. Eseguito l’esame il tracciato, se tutto va bene, si compone di sette onde. Relativamente allo studio del tronco encefalo si ritiene che la presenza dell’onda I sia indicativa dell’attivazione della porzione funzionalmente iniziale del nervo uditivo, la seconda di quella più vicina all’ingresso nel tronco encefalo, l’onda III del nucleo cocleare, IV e V lemnisco laterale ed ingresso del collicolo inferiore controlaterali all’orecchio stimolato, onda VI e VII corpo genicolato mediale. Sono queste “stazioni” di passaggio e di analisi dell’impulso nervoso sonoro nel suo “ viaggio” dall’orecchio interno al cervello.Pertanto un aumento di latenza dell’ intervallo I –V sta a significare che l’impulso uditivo impiega, rispetto al normale, un tempo maggiore per percorrere la distanza tra due “stazioni”uditive. L’A.B.R. può pertanto aiutarci ad identificare patologie del sistema nervoso centrale come la sclerosi multipla o il neurinoma dell’acustico(Schwannoma del vestibolare).
L’esame può essere eseguito senza la collaborazione dell’esaminato e trova pertanto vasta applicazione anche per definire la soglia uditiva nei bambini e negli adulti poco collaboranti. Va però considerata la modalità di stimolazione che non è rappresentata da toni puri , come nell’audiometria classica, ma da click. Otterremo pertanto un’ottima correlazione tra soglia audiometrica A.B.R. e quella audiometrica per le frequenze 2-4.000 Hz e minore per 500 e 1000 Hz.
Dicevamo che l’esame viene eseguito anche nei neonati. La metodica dei P.E.A. però esamina, vie nervose ed i risultati ottenuti possono essere condizionati dai tempi di maturazione di queste ultime.Nei neonati la maggior parte delle alterazioni uditive riscontrate, se reversibili, si «normalizzano» entro i primi 6 mesi di vita. Nei bambini nati prematuri la maturazione delle vie uditive avviene ancor oltre: a 12-14 mesi.
In conclusione nei bambini nati a termine riterrei esaustiva una risposta PEA ottenuta al sesto mese, nei prematuri all’anno di vita.
E’ corretto comunque, ove necessario per anamnesi o per otoemissioni acustiche patologiche, eseguire l’esame al primo mese di vita, per potere monitorare al meglio lo sviluppo neurologico del bambino, consigliando nei casi di sospetta patologia un atteggiamento di “vigile attesa”. I successivi controlli andranno confortati dall’ esame impedenzometrico e dallo studio delle otoemissioni acustiche e concludersi con una decisione diagnostica al sesto o, nei prematuri, dodicesimo anno di vita.
In questa epoca, anche nei casi dubbi, al bambino risultato patologico ai test, va applicata la protesi acustica. Si deve evitare così che la mancata stimolazione sonora possa compromettere anche lo sviluppo dei centri del linguaggio.