Otoliti e vertigine posizionale parossistica: cos’è e come si cura
Gli otoliti sono minuscoli cristalli di ossalato di calcio inglobati in una matrice gelatinosa contenuta nell’endolinfa dell’orecchio interno.
L’orecchio interno è quella zona del nostro orecchio in cui risiede il senso dell’equilibrio. In quanto più pesanti della linfa che li contiene, gli otoliti hanno la funzione di stimolare le cellule ciliate quando il nostro corpo cambia posizione. Quando vengono stimolate, le cellule ciliate inviano al cervello dei segnali che lo “informano” delle nostre variazioni di spazio.
Spesso però questi sassolini nell’orecchio, a causa di traumi, infezioni, interventi chirurgici o altri danni possono staccarsi e viaggiare nei canali semicircolari dell’orecchio. In questo caso, si ha sviluppa una patologia che prende il nome di VPPB (vertigine posizionale parossistica benigna). Quando gli otoliti si posizionano nella cupola si parla di cupolo-litiasi, mentre quando si trovano liberi nell’endolinfa (il caso più frequente) si parla di canalo-litiasi.
1Perché il distacco degli otoliti provoca la vertigine?
La sensazione indotta dalla VPPB è una vertigine intensa e improvvisa, che insorge generalmente quando si passa da una posizione distesa a una posizione eretta, e viceversa. Generalmente, è di durata breve, anche di pochi secondi. Capita di avvertirla soprattutto di notte, quando si cambia posizione in direzione del lato dell’orecchio coinvolto.
Ciò avviene perché, appunto, gli otoliti non provocano alcun disturbo fin quando sono fermi nella posizione che hanno assunto. Appena si muovono a seguito di un nostro movimento, inviano impulsi più violenti ai sensori, che a loro volta li trasmettono al cervello. Sebbene non si tratti di una patologia grave, la vertigine posizionale parossistica spaventa sempre molto chi ne soffre, per il suo esordio improvviso e violento e perché la sensazione di malessere e rotazione che provoca è molto intensa, anche se il paziente non riesce a comprenderne la causa.
Tra i sintomi secondari della malattia che coinvolge i sassolini nell’orecchio si evidenziano anche:
- nistagmo (movimento involontario degli occhi),
- nausea,
- vomito,
- tachicardia
Inoltre, in rari casi, in particolar modo quando è interessato il canale laterale, è possibile rilevare anche problemi di udito: ipoacusia neurosensoriale e talvolta anche acufene. Tuttavia, il meccanismo che porta all’insorgenza di questi disturbi nel caso del distacco dei sassolini nell’orecchio è ancora sconosciuto.
Diagnosi e terapia per la vertigine da otoliti
La diagnosi di VPPB viene effettuata durante una visita ORL attraverso la rilevazione dei sintomi.
La terapia più efficace contro la vertigine posizionale parossistica benigna non prevede l’uso di farmaci: trattandosi di un problema di natura meccanica, l’uso di farmaci anti-vertiginosi è essenzialmente inefficace.
In genere lo specialista procede alla cosiddetta manovra liberatoria. La manovra dei sassolini nell’orecchio consiste nel far eseguire al paziente alcuni movimenti della testa e del corpo che seguono una loro sequenza specifica, allo scopo di indurre gli otoliti ad uscire dall’ampolla in cui sono incastrati. Questo, nel caso in cui la manovra si riveli efficace, comporta per il paziente un’altra momentanea vertigine (vertigine liberatoria), una sensazione di rotazione inversa rispetto a quella che avverte abitualmente, che però consiste con la fuoriuscita degli otoliti.
Tuttavia, non sempre basta questa semplice manovra. Solitamente al paziente vengono prescritti una serie di esercizi da fare da soli a casa, e solo successivamente interviene lo specialista. La durata dei sassolini nelle orecchie e del trattamento varia da soggetto a soggetto. Normalmente, occorrono tra i pochi giorni e le tre settimane per risolvere definitivamente il problema.
Nei casi in cui non si riesca a far fuoriuscire gli otoliti attraverso le manovre, prima di ricorrere all’intervento chirurgico, è necessario che il paziente effettui nuovi esami di approfondimento. Si consigliano:
- Risonanza magnetica dell’encefalo per escludere che qualche altra causa possa aver determinato il disturbo.
- Visita del fisiatra per accertare che non si tratti, in realtà, di una vertigine posturale.
- Intervento di un odontoiatra per verificare che la vertigine non dipenda da patologie dell’ATM (articolazione temporo-mandibolare).
La VPPB è una patologia ancora in fase di studio
Occorre precisare, tuttavia, che in relazione a questo tipo di patologia la comunità scientifica si sta ancora interrogando su più fronti. Alcuni medici non condividono la pratica della manovra liberatoria, dal momento che ritengono che essa possa, in caso di esito negativo, complicare e rendere ancor più confuso il quadro clinico.
In relazione, invece, alle origini della malattia e al suo decorso, l’incertezza è ancora maggiore. Non si riesce tuttora a spiegare come mai gli episodi di vertigine in alcuni casi siano ravvicinati e poi intervallati da lunghi periodi di benessere o addirittura seguiti da una guarigione spontanea.
In alcuni casi, il paziente che convive con questi fastidi per lungo tempo tende a un certo punto a limitare volontariamente i suoi movimenti. Anzi, egli sviluppa addirittura una sorta di fobia nei confronti dello spostamento del capo che deriva proprio dalla paura di nuove crisi vertiginose. Tuttavia, rifiutare i trattamenti per paura di incorrere in un’ennesima manifestazione del disturbo non aiuta ad eliminarlo definitivamente.
Per tutti questi motivi, è opportuno riporre massima fiducia nello specialista che segue il caso. Solo così egli può effettuare una diagnosi precisa e stabilire la terapia più efficace contro i sassolini nelle orecchie.
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