Ipoacusia centrale e degenerazione cognitiva
Diversi studi hanno dimostrato la relazione esistente tra ipoacusia centrale e degenerazione cognitiva, dovuta a un maggiore isolamento, a una maggiore concentrazione delle energie cerebrali da investire nell’ascolto a discapito della memoria e del pensiero e, infine, all’esistenza di veri e propri danni cerebrali responsabili sia della perdita uditiva che del declino mentale.
Sono considerate centrali quelle ipoacusie nelle quali il danno è localizzato a livello del tronco dell’encefalo o di strutture a esso superiori. In questi casi la difficoltà del soggetto affetto è legata soprattutto alla comprensione del parlato.
Esistono diverse forme di ipoacusia centrale:
– la neuropatia uditiva, in cui il soggetto presenta la concomitanza di normali otoemissioni acustiche (suoni di debole intensità emessi dalle cellule ciliate esterne alla coclea) e assenza di potenziali evocati uditivi (reazione elettrica agli stimoli sonori), probabilmente a causa di una desincronizzazione della trasmissione nel canale uditivo;
– la sordità centrale completa, quando non si rileva alcuna soglia uditiva per i toni puri;
– l’agnosia uditiva quando il paziente è incapace di identificare i suoni anche se in presenza di una soglia normale;
– l’agnosia uditivo-verbale o sordità per le parole, quando il soggetto non riesce a identificare il codice fonologico, ma la sua capacità di leggere, scrivere e parlare rimane normale;
– l’afasia epilettica o Sindrome di Landau-Kleffner, che è un altro tipo di sordità per le parole che coinvolge i bambini, i quali sviluppano un’epilessia delle aree uditive.
Bisogna considerare che spesso queste diverse entità cliniche possono sovrapporsi o modificarsi nel tempo.
La degenerazione cognitiva dell’anziano
La memoria è certamente una delle funzioni più importanti del nostro cervello ed è quella che contribuisce più di ogni altra a mantenere efficienti le nostre attività cognitive. La memoria è, infatti, il filo che lega tutte le nostre azioni, i nostri pensieri e le nostre scelte passate, influenzando le azioni presenti e future. In sostanza, essa ci permette di recuperare ciò che già conosciamo, collegandolo a quello che sta accadendo e attribuendo sensi e significati alle cose.
Questo potente strumento si può classificare in base alla ritenzione del ricordo, si identificano, infatti, tre tipi diversi di memoria: la memoria a breve termine, la memoria a lungo termine e la memoria sensoriale o ultrabreve.
Quest’ultima in particolare riguarda le nostre percezioni sensoriali: registra molte informazioni ma in maniera limitata immagazzinandole in appositi settori della mente. La memoria ecoica, ad esempio, è deputata a conservare le informazioni sonore.
Con il passare degli anni la memoria ecoica diviene sempre meno efficiente, probabilmente a causa di una fisiologica riduzione dell’acetilcolina per subatrofia del nucleo di Meynert e di un progressivo depauperamento sinaptico. Questo spiega l’atipia fra soglie uditive non particolarmente gravi e deficit importante nella comprensione del parlato, spesso presente nel soggetto anziano.
Come procedere
La valutazione audiologica in questi casi deve prevedere:
- visita audiologica, audiometria tonale, impedenzometria, audiometria vocale;
- prove vocali con frasi di senso compiuto (la percentuale delle frasi di senso compiuto ripetute correttamente è direttamente proporzionale alla velocità del parlato).
La valutazione audiologica nel soggetto anziano, quindi, non si deve limitare alla considerazione della sua capacità uditiva a prescindere dal contesto della cognitività, in quanto essa è parte essenziale della relazione interpersonale.
Un precoce intervento audiologico, mediante l’adozione di un ausilio protesico, diventa strumento essenziale per limitare nel tempo l’insorgenza del deficit cognitivo e assume pertanto una indiscutibile valenza riabilitativa.