Apparecchi acustici e audioprotesisti: l'evoluzione del settore
Partiamo dagli anni ’70, dal boom economico. In questo contesto, grazie alla spinta tecnologica data dalla seconda guerra mondiale, gli apparecchi acustici guadagnarono grandi benefici dalla miniaturizzazione tecnologica. Intendiamoci, gli apparecchi degli anni ‘70 non hanno nulla a che vedere con le attuali tecnologie, però devi immaginare che per l’epoca erano una grande innovazione, anche se erano ingombranti e poco comodi. Per questo erano usati soltanto da persone con deficit uditivi dichiarati molto gravi. Poi all’improvviso il progresso ha permesso di renderli più “confortevoli” e ciò ha permesso di aprire l’offerta di queste tecnologie a un pubblico più ampio.
Infatti questo passaggio, vista anche la frenesia del periodo e del boom economico, venne fatto inizialmente a discapito di un inquadramento legale e sanitario. Insomma, in quegli anni non serviva un percorso di laurea per fornire gli apparecchi acustici ai deboli di udito. Qualsiasi persona poteva farsi una sorta di “patentino” senza troppe difficoltà. Gli apparecchi erano visti come “degli accessori” venduti al banco, non come delle protesi sanitarie legate alla salute della persona. Non c’erano audioprotesisti quindi, ma commessi o “addetti alle vendite” non specializzati e non esperti di queste tecnologie. Non capivano bene la problematica di udito della persona, non sapevo ben scegliere la protesi e ancor meno applicarla. Insomma, la modalità di lavoro era certamente approssimativa se la confrontiamo al lavoro odierno.
Come per altri settori dell’epoca, le ditte produttrici iniziarono la corsa alla pubblicità sempre più esasperata, commercializzando e in un certo senso “svalutando” le tecnologie per l’udito, commettendo (quello che si sarebbe scoperto anni dopo) un errore clamoroso. Questa pubblicità esasperata verso la fine degli anni ’90, ha portato la credibilità del settore e delle sue tecnologie, gli apparecchi acustici, ad annullarsi. Infatti si era creato uno schieramento di “addetti alle vendite”(con tutto il rispetto per la categoria) e non di audioprotesisti. Inoltre le tecnologie per l’udito non erano all’altezza. Sappiamo bene che risolvere/migliorare un’ipoacusia è tutto tranne che facile, ce ne accorgiamo ancora oggi che siamo nel 2021.
Sempre più persone quindi acquistavano queste soluzioni (anche perché erano le uniche possibilità), per poi ritrovarsi con degli apparecchi che non sapevano utilizzare, o che non riuscivano a soddisfarli. La fine più comune di questi apparecchi era il “cassetto del comodino”.
1Da “addetti alle vendite” a professionisti sanitari
Per fortuna in quella schiera di “addetti alle vendite”, c’era anche qualcuno appassionato a questo lavoro e capace di aiutare le persone a ritrovare il proprio udito. Nacque così una prima generazione di audioprotesisti che iniziò a riformare questa professione e questo settore.
Questa onda di cambiamento influenzò anche altre professioni sanitarie. Da qui nacque la laurea per diventare audioprotesisti, concretizzata qualche anno più tardi. Una laurea sanitaria e tecnica, come concetto è simile a quella del tecnico radiologo o del fisioterapista per capirci:
- Venne introdotta una normativa che specificava cosa poteva o non poteva fare un dottore audioprotesista
- Venne anche regolamentata la modalità di lavoro, che può essere svolta nel pubblico o nel privato
Sebbene io conosca rari casi di audioprotesisti che lavorano in ambito di strutture pubbliche, non possono né fornire apparecchi acustici né consigliare strutture private a cui rivolgersi. In questi casi operano come consulenti rispetto all’equipe medica che segue un paziente.
Tranne questi rari casi, l’audioprotesista lavora in regime privato e molto spesso convenzionato con il Sistema Sanitario Nazionale per la fornitura degli apparecchi acustici. Questa è la configurazione che definirei più comune e permette al paziente che ne ha diritto di ricevere a spese del SSN gli apparecchi acustici.
Questo ti fa capire i passi in avanti che sono stati fatti dagli anni ‘70 in questo settore. Grazie a questa convenzione si è superato il concetto “commerciale” che ne aveva contraddistinto la nascita. Si tratta di guidare il paziente verso un beneficio relativo al proprio udito e quindi al mantenimento della qualità di vita.
Il cambiamento è sostanziale. Sono aspetti che dopo molti anni diamo per scontati, ma in realtà ha avvicinato la nostra professione a quelle medico sanitarie, piuttosto che al mondo commerciale.
Gli audioprotesisti e il SSN oggi
L’audioprotesista è una figura medico sanitaria che cerca di consapevolizzare e motivare il paziente a seguire una terapia e cambiare stile di vita. Non è più un “addetto alla vendita” come negli anni ‘70. Non dimentichiamoci però che il nostro lavoro, almeno in Italia, è nato così. Non è corretto rinnegare le origini, ma allo stesso tempo è opportuno favorire un cambiamento che innalzi il livello del nostro settore a vantaggio del paziente.
Essere convenzionati al Sistema Sanitario Nazionale significa rispettare delle regole, degli standard e delle procedure molto vicine a quelle del sistema ospedaliero.
Ciò significa allineare sempre di più la nostra professione a quella svolta dal medico di una clinica privata, caratterizzata da:
- autonomia e flessibilità a vantaggio del paziente
- continua ricerca nell’innalzare gli standard
- focus estremo sulla soluzione del problema del paziente
In questa metamorfosi della professione ci sono angoli d’Italia in cui purtroppo sembra che il tempo si sia fermato. Mentre altri in cui si va al doppio della velocità, ma per una persona come me, appassionata a questo lavoro, il cambiamento non è mai abbastanza veloce. L’audioprotesista è una professione meravigliosa. Ma purtroppo, come ti accorgerai, qualche audioprotesista non l’ha ancora capito.
Oggi un audioprotesista capace è una persona che sa ascoltare le tue necessità, oltre alle tue parole. Che sappia trasformarle in un progetto per farti uscire dal problema della sordità e che abbia grande dimestichezza con la tecnologia per velocizzare questo tuo percorso.
Mi auguro quindi di vedere una nuova fase emergere nella professione dell’audioprotesista. Che superi definitivamente questa dicotomia tra parte di vendita e parte tecnica, figlia sì della nostra storia, ma che auspico sia solo un ricordo nel nostro futuro.
Ormai avrai capito che per risolvere nel migliore modo possibile il tuo problema di udito, più che della tecnologia, hai bisogno di un bravo audioprotesista (e possibilmente convenzionato con il SSN). È su di lui che devi porre la maggior parte della tua attenzione.