Screening audiologico neonatale in Italia
Risale a pochi mesi fa la firma da parte del governo italiano per l’inserimento dello screening audiologico neonatale all’interno dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza): la lista delle prestazioni mediche garantite dal servizio sanitario nazionale in forma gratuita o tramite ticket. Lo screening, infatti, è diventato obbligatorio dopo moltissimi anni di lotta e attesa per un adeguamento da parte di tutte le regioni italiane, tra le quali vigevano, invece, numerose differenze sul piano diagnostico.
Rispetto agli altri paesi l’Italia presentava fino a poco tempo fa un profondo ritardo nell’adottare i cosiddetti EHDI programs (Programmi di prevenzione e intervento precoce sull’udito), come il programma Universal Newborn Hearing Screening (UNHS) a cui si erano omologati negli ultimi anni la maggior parte dei governi, dei professionisti e delle associazioni in tutto il mondo.
Nel 2011 solo sette regioni su venti (Campania, Emilia, Friuli, Liguria, Lombardia, Marche e Toscana) si erano dotate di una legislazione regionale per l’UNHS.
Oggi, invece, si può ufficialmente affermare che lo screening audiologico neonatale è effettivamente universale, dato che una recente ricerca a opera dell’Istituto Italiano di Medicina Sociale (oggi INAPP) afferma che nel 2016 il 95,7% dei neonati italiani è stato sottoposto al test sulla sordità al momento della nascita e oggi, quindi, che questo è diventato obbligatorio, la copertura non può che aumentare.
Un dato entusiasmante, se si considera che nel 2003 solo il 29,9% dei bambini riceveva questo tipo di visita.
1Ma in cosa consiste effettivamente lo screening audiologico neonatale?
Lo screening audiologico neonatale è un esame che consente di identificare al momento della nascita eventuali deficit uditivi del bambino. Tramite un primo test con otoemissioni si inserisce un sondino nella parte esterna dell’orecchio e si rilevano le risposte della coclea a piccole stimolazioni sonore. Se l’analisi dà esito positivo, si passa a un esame più approfondito con potenziali uditivi evocati automatizzati, per verificare l’attività elettrica del tronco cerebrale.
Per comprendere l’importanza dello screening audiologico neonatale è opportuno sapere che l’indebolimento dell’udito è il più frequente deficit alla nascita, che incorre in circa 1-3 bambini su 1000. La sordità profonda congenita, inoltre, è la condizione più debilitante a livello sociale, dal momento che essa causa difficoltà nel discorso, nel linguaggio e nello sviluppo cognitivo.
L’assenza di un’esperienza uditiva, infatti, non soltanto influenza lo sviluppo della corteccia uditiva, ma impedisce al bambino di ottenere buoni risultati nelle capacità ricettive della lingua parlata e nel suo sviluppo psico-sociale.
Di qui, dunque, l’importanza di una diagnosi precoce, garantita dallo screening audiologico neonatale, grazie alla quale ai bambini che usufruiscono del programma la verifica può essere effettuata immediatamente, consentendo un intervento nei primissimi mesi della vita. D’altronde, ciò si rivela essenziale non soltanto in quei casi di sordità profonda, ma anche in quelli di ipoacusia lieve o moderata, che in passato normalmente si rilevavano non prima dell’età scolastica.
Oggi, invece, a seguito del controllo, gli esperti raccomandano di seguire queste tappe:
-una diagnosi audiologica completa entro i tre mesi di vita del bambino;
-una prima protesizzazione e l’inizio di una terapia logopedica entro i sei mesi;
-una protesizzazione più precisa entro il primo anno di vita;
-un impianto cocleare (laddove necessario) tra i 12 e i 18 mesi.